martedì 21 aprile 2015

Li lasciamo morire tutti?

L'ennesima strage di migranti avvenuta qualche giorno fa ha dato il là ad un'ondata di commenti e prese di posizione che definire terrificanti è un eufemismo; "700 persone in meno da sfamare", "700 ladri in meno", sono solamente due dei migliaia di terribili commenti che sono apparsi sui social network e non solo.

Domando a questo tipo di esseri (che definire animali sarebbe un complimento): li lasciamo morire tutti? Dov'è finito quello spirito di accoglienza e quell'indole da viaggiatori tipici di noi italiani?

E' vero, la macchina dei soccorsi e dell'ospitalità non funziona benissimo, il sistema ha sicuramente bisogno di essere rivisto ed è necessario trovare una soluzione a questa crisi umanitaria, ma esultare per la morte di centinaia di persone, molte delle quali bambini, credo sia qualcosa di disumano, che non fa parte della cultura di un essere umano.

Anche perchè voglio ricordare, a chi oggi dice queste bestialità, che gli italiani sparsi nel mondo sono milioni e che spesso sono arrivati ad ondate nei vari paesi e da questi sono stati mantenuti ed educati.

Ecco ad esempio come l'Ispettorato per l’immigrazione del Congresso degli Usa, nell'ottobre 1912, definiva gli italiani arrivati che arrivavano in America:

<<Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano anche perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi o petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti fra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro».

Inoltre, è bene ricordare che ogni famiglia italiana ha al suo interno un buon numero di parenti o amici che vivono in altri stati e che da questi sono stati accolti e avviati ad un lavoro; cosa avremmo fatto se questi stati (ad esempio Germania, Svizzera, Usa, Argentina), ci avessero respinto o lasciato morire? 

A questo punto è necessario che ognuno di noi, prima di dire bestialità, facesse una seria riflessione su chi siamo e chi siamo stati. 

Come detto, e al netto di questo "sfogo", è assolutamente necessario che si trovi una soluzione al problema. L'Unione Europea e soprattutto l'Onu, hanno il dovere di intervenire al fianco dell'Italia attraverso un intervento su due fronti:

- quello delle partenze, attivando un controllo serio del Mediterraneo, e ricercando tutti quei mercanti di uomini che ogni giorno causano queste tragedie;
- quello della Libia (in cui dalla cacciata di Gheddafi la situazione è andata precipitando senza che gli organismi internazionali facessero alcunchè), in cui sarà necessario avviare un dialogo, attraverso l'Onu e con il supporto degli stati Ue, tra le tante etnie che compongono il paese.

Molto lavoro sicuramente c'è da fare; la situazione negli stati africani unita all'avanzata dell'Isis, impone un serio intervento della comunità internazionale per riportare e rafforzare la pace in un mondo sempre più in bilico.

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