martedì 7 aprile 2015

Ora stimoliamo la crescita

Con questo post diamo il via alla categoria "Cose sinistre", uno spazio di espressione di idee, opinioni e commenti personali sulle notizie quotidiane e su altri temi di interesse generale.

La notizia del giorno riguarda la presentazione del Def (documento di economia e finanza), ovvero il bilancio pluriennale dello stato, in cui si prevede una ripresa dell'economia, +0,7%, quest'anno e di circa l'1,5% per gli anni successivi.

Ciò significa che il governo prevede che il PIL, prodotto interno lordo, in poche parole il valore dell'economia nazionale, crescerà quest'anno e negli anni successivi almeno delle cifre viste sopra.

Se questa prospettiva sarà confermata lo scopriremo nei prossimi mesi... 

Nella presentazione di questo documento, il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'economia precisano che non ci saranno né aumenti di tasse né tagli ai servizi, ma le risorse per "sistemare" i conti saranno prese da riduzione dei costi delle amministrazioni e in generale dalla famosa spending review.
Cosa significa tutto questo?

Significa che il governo prevede che dovremmo essere fuori, almeno a livello tecnico-contabile, dalla ormai insopportabile crisi in cui siamo immersi da 7-8 anni. 

Quindi stiamo andando bene?

In realtà i riflessi di questi dati sull'economia reale si vedranno con il passare dei mesi e non è neanche detto che sarà così scontato che ce ne accorgeremo tutti, o quantomeno tutti allo stesso livello. Questo per il semplice motivo che, nonostante le tante riforme in discussione, da quelle costituzionali a quelle della giustizia e degli appalti, non si riesce a capire cosa si vuole fare per stimolare la crescita, ovvero per rafforzare e migliorare quel + 0.7% previsto che in larga parte deriva dal miglioramento della situazione generale internazionale (basso costo petrolio, bassi tassi, tanta liquidità presente sul mercato) piuttosto che da interventi da parte dello stato.

Ma cosa dovrebbe fare lo Stato?

L'intervento dello Stato nell'economia è storicamente decisivo per indirizzare la ripresa e la crescita; la crisi attuale è paragonabile a quella del 1929, dalla quale si uscì si con la seconda guerra mondiale, ma, soprattutto negli USA, con investimenti pubblici imponenti che favorirono la ripresa dell'occupazione e in generale dell'economia.

La situazione dei conti italiani è sicuramente molto diversa da quella americana del 1929; il nostro debito è molto alto e il rapporto con il PIL è del 132%, ovvero abbiamo debiti molto superiori a quanto produciamo.

Nonostante questo i margini di manovra esistono; innanzitutto è bene considerare qual'è la situazione attuale:
- il PIL è l'indicatore su cui si basa buona parte della finanza pubblica; è usato per stabilire la crescita, il rapporto con il debito, la differenza tra entrate e uscite...insomma è un parametro di riferimento fondamentale per qualunque ragionamento in merito;
- negli ultimi anni il PIL è calato in Italia di oltre il 10% e per cercare di equilibrare le cose i vari governi hanno effettuato aumenti di tasse a livello nazionale e, soprattutto, locale;
- le tasse hanno ridotto i soldi a disposizione delle famiglie che hanno potuto spendere sempre meno risorse provocando un ulteriore ribasso della crescita;
- ciò ha provocato altre tasse e misure correttive...facendo iniziare un circolo virtuoso a cui in qualche modo si è cercato di mettere un freno;
- in più abbiamo previsto per legge il pareggio di bilancio, ovvero le entrate dello stato devono essere uguali alle uscite, da realizzare entro il 2017.

Cosa si può fare quindi?

La cosa da fare è creare un circolo virtuoso esattamente contrario a quello esistente; utilizzare, cioè, gli aumenti previsti per ridurre le tasse, in modo da mettere qualche soldo in più nelle tasche dei cittadini; inoltre dare il via ad un piano strutturale (nel senso che dovrà essere previsto ogni anno per i prossimi anni) di nuovi investimenti pubblici che daranno un ulteriore impulso all'economia.

Si ma da dove si prendono le risorse?

Immaginiamo che le risorse necessarie per fare quello che abbiamo detto sopra siano di € 15 miliardi (pari all'1% del PIL). Il primo passo è mettere in campo definitivamente la spending review preparata dai vari commissari ad esso destinati, i quali hanno negli anni trovato sprechi e spese esagerate (la cosi detta spesa aggredibile) di circa 100 miliardi!

Di questi sarebbe necessario riuscire a tagliarne subito il più possibile e utilizzarne ad esempio 6 miliardi; sarà cosa impossibile? Immaginate in proporzione di dover risparmiare €6 su €100...

Rinviare di almeno un paio di anni il pareggio di bilancio, previsto nel 2017, e utilizzare una parte (altri 6 miliardi) delle somme che si liberano da questo vincolo (circa 45 miliardi), per far fronte a investimenti pubblici.

Da ultimo, utilizzare parte di quel dato previsto quale percentuale di crescita, ovvero 0,7%, che significa circa €3 miliardi. Totale €15 miliardi! 

Questi soldi, se investiti in meno tasse e nuovi investimenti, potrebbero produrre un aumento ulteriore del PIL di quasi 2 punti, ovvero molto superiore allo 0,7 di cui si parla.

Gli anni successivi ripetere la manovra di cui sopra sarebbe ancora più vantaggioso: una crescita superiore permetterebbe infatti maggiori investimenti e tasse ancora più basse; in più, un'aumento del PIL permetterebbe di abbassare in maniera più rapida il rapporto debito/PIL e di raggiungere con maggiore agilità il famoso pareggio di bilancio.

Perchè non si fa?

La "manovra" così composta presuppone delle forti scelte politico-amministrative; da un lato l'UE ha gli occhi (giustamente) puntati su nostri conti; dall'alto andare a tagliare quelle spese su cui molti (purtroppo) fanno propaganda politica e/o elettorale (ad esempio imporre costi standard in tutti i comuni e regioni...) non è semplicissimo...

L'importanza dei nuovi investimenti

E' importante sottolineare che gli investimenti pubblici di cui ho parlato in questo post, non dovrebbero essere quelli già previsti e programmati, che hanno risorse già predisposte, ma nuovi finanziamenti da fare in settori quali energie alternative, nuove infrastrutture, riduzione di rischi sismici e idrogeologici, investimenti che produrrebbero diversi vantaggi quali risparmi in termini di costi energetici, di movimentazione ad esempio delle merci, di ricostruzione ma anche vantaggi ambientali derivanti dalla riduzione di emissioni di gas serra.

In conclusione, sebbene sia da vedere positivamente il dato espresso dal governo, sarebbe necessario un maggiore coraggio per cavalcare la crescita e portare definitivamente il paese fuori dalla crisi

2 commenti:

  1. Ho letto in fretta ma concordo, mancano interventi strutturali e politiche coraggiose che aiutino il sistema Paese ad evolvere. Non serve solo ridurre i costi, bisogna fortemente investire su tutta la forza lavoro, giovani inclusi, per fare in modo che il nostro potenziale (ad esempio turistico) massimizzi i sui risultati

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    1. Perfettamente d'accordo; se non si investe su ciò che si ha non si ottiene nulla

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